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Ciclopasseggiando in Valle Olona
Castiglione Olona

Gornate Olona

Ufficialmente, San Pancrazio segna anche la fine della Pista ciclopedonale della Valle Olona. Superata via 1 Maggio il percorso procede come collegamento con Castiglione Olona. In pratica, dal punto di vista dei frequentatoti, l'unica differenza è la mancanza del fondo compatto. La morfologia particolarmente stretta della Valle Olona in questo tratto ha infatti reso indispensabile il passaggio sopra i binari della Ferrovia della Valmorea e non più al fianco. Di fatto, per il visitatore cambia poco. Solamente, soprattutto nei periodi invernali, è maggiore la presenza di fango, richiedendo qualche attenzione in più per non scivolare con la bicicletta. D'altra parte, è anche uno dei tratti più suggestivi, con le fattezze che a tratti ricordano una vera e propria valle alpina. Molto ombreggiati, questi chilometri sono un ottimo riparo nei mesi estivi e inevitabilmente luoghi più umidi e freddi in inverno.

Il contesto ritorna urbano al Km 17,7 quando si passa sotto un altro luogo simbolo per i cicloamatori locali. Siamo infatti ormai quasi verso la fine del tracciato, quando si incrocia la salita del Piccolo Stelvio, che conduce alla frazione di Caronno Corbellaro. Subito dopo il breve tunnel, sulla destra si apre il Borgo di Toscana in Lombardia, vero e proprio gioiello tutto da scoprire.

Il Piccolo Stelvio

Si tratta di una salita piuttosto impegnativa che mette in comunicazione Castiglione Olona con la frazione di Gornate Superiore. Un percorso prediletto dai ciclisti professionisti e dilettanti della lunghezza di 1.685 metri con un dislivello di 120 metri e una pendenza media del 7,1%, che tocca, nei punti più ripidi, anche il 14%. Una salita che è protagonista, ogni estate, della Coppa Bernocchi, che si corre in buona parte nel parco Rto e che vede il Piccolo Stelvio come uno dei punti di maggiore tensione e fascino.

All’inizio della salita, un cartello, che riporta anche l’immagine di Fausto Coppi, ne indica i dati tecnici. Il nome Piccolo Stelvio richiama la salita classica, protagonista del Giro d’Italia, anche se qui i tornanti sono solo 5 contro i 48 che portano in cima al passo della provincia di Sondrio. La nostra salita è percorribile anche a piedi, facilitata dal fatto che nei tornanti collocati sulla destra per chi guarda dal basso sono collocati dei sentieri che permettono di tagliare parte del percorso e di giungere con maggior facilità alla frazione di Gornate Superiore.

Dalla parte opposta al Piccolo Stelvio si vedono alcuni scorci di Castiglione Olona. La zona dei Mulini. È un gruppetto di case che si affaccia sulla riva destra dell’Olona e che nei tempi, era caratterizzato dalla presenza di mulini che sfruttavano la fora idraulica per macinare. Oggi, le ruote non ci sono più, l’ultimo è scomparsa una trentina di anni orsono. La zona è abitata ed è una parte del bellissimo Centro storico della prima città rinascimentale d’Italia.

Superato il ponte romano, che, in verità, non risale oltre il periodo medievale, si prosegue in salita per entrare nel borgo attraverso la Porta di Ponente. La strada, ai cui lati sono presenti cortili medievali, continua fino ad una piazzetta su cui si affaccia, a sinistra, Casa Clerici e, sulla destra, la corte dei Castiglioni di Monterurzzo, che ospita il MAP, Museo di arte plastica, e che necessita di una prima sosta.

Corte dei Castiglioni di Monteruzzo

È un luogo che venne costruito nel tempo, tra il XII ed il XV secolo. Giungendo dalla porta di ponente lo si trova sulla destra. Nel cortile si vedono molto bene i due corpi della fabbrica. Uno, quello verso l’Olona, a ponente, dunque, è oggi di proprietà del comune ed ospita il Museo di arte plastica.

MAP

Aperto nel 2004, il museo è stato collocato nell’ala trecentesca del palazzo dei Castiglioni di Monteruzzo. Si tratta di una collezione molto originale, certo unica in Italia e con pochi paragoni a livello europeo, di opere d’arte i cui autori, tutti di fama internazionale, hanno utilizzato la plastica come materia di lavorazione. Le opere, una cinquantina circa, sono da collocarsi tra il 1969 ed il 1973. L’idea fu del conte Ludovico Castiglioni e del cugino, Franco Mazzucchelli, che dettero vita al “Polimero arte”: un centro, collocato nella fabbrica Mazzucchelli, con personale specializzato in cui era possibile utilizzare il rodoid, la materia plastica, appunto, che, nelle mani degli artisti diventava opera d’arte.

Queste opere, comunque sempre di proprietà Mazzucchelli, dal 5 giugno 2004 sono visibili nel MAP. Che presente un singolare quantunque interessante contrasto tra le pareti affrescate con temi di caccia del Trecento e le opere modernissime di autori di fama mondiale quali, Carla Accardi, Filippo Avalle, Enrico Baj, Giuliana Balice, Elvio Becheroni, Valentina Berardinone, Gianni Colombo, Medeiros De Lima, Camillian Demetrescu, Marcolino Gandini, Peter Gogel, Mario Guerini, Hsiao Chin, Fulvia Levi Bianchi, Anna Marchi, Smith Miller, Sante Monachesi, Giulia Napoleone, Edival Ramosa, Hilda Reich, Bruno Romeda, Giovanni Santi Sircana, Tino Stefanoni, Guido Strazza e Kumi Sugai, a cui si aggiunsero opere di Giacomo Balla, Man Ray, Vittore Frattini, Carlo Giuliano, Maria Teresa Illuminato, Marcello Morandini, Ornella Piluso e Giorgio Vicentini.

Attraversato lo slargo in diagonale, si prosegue, leggermente in discesa, verso il centro della città. Dopo pochi passi, ecco piazza Garibaldi su cui si affaccia il palazzo del cardinal Branda  Castiglioni.

Palazzo del cardinal Branda Castiglioni

La struttura del palazzo risale, nelle sue due parti, al XIII ed al Xv secolo, in seguito a degli interventi compiuti dalla famiglia nel corso dei secoli. La ricchezza dell’abitazione, oggi di proprietà del comune, è data dal fatto che conserva testimonianze concrete ddel cardina Branda Castiglioni, ecclesiastico e mecenate che, nella prima parte del Quattrocento, decise di trasformare il borgo e di disegnare quella che è definita, a buona ragione, la prima città ideale del Rinascimento. L’interno del palazzo conserva opere di Masolino da Panicale e di Lorenzo di Pietro detto il Vecchietta, che portarono qui la loro esperienza acquisita alla scuola fiorentina di Leon Battista Alberti. La sala della quadreria conserva alcuni ritratti di famiglia ed alcuni arredi. Al fondo della sala vi è un camino a parte di pregevole fattura.

Proseguendo la visita si entra nella camera del cardinale, che conserva affreschi, la cui attribuzione non è certa, ma che risalgono agli anni a cavallo del 1423. I temi sviluppati in questa camera sono di tipo floreale: alberi da frutto, cartigli con frasi di autori classici, putti in festa.

Attraverso la porta collocata a destra del letto del cardinale, che risale, in realtà al XVI secolo. Si entra nello studiolo del Branda: qui Masolino affresco la parete di fronte all’ingresso con un paesaggio in cui compare la figura del cardinale in viaggio da Castiglione Olona alla città di Vezprem, in Ungheria, dove il prelato fu legato pontificio dal 1410. Quest’opera ricorda l’affresco di Simone Martini con Guidoriccio da Fogliano all’assedio di Montemassi.

A raccordare i due corpi del palazzo, venne costruito un terzo elemento architettonico che conserva, al piano inferiore, la cappella di San Martino ed, al piano superiore, una loggetta che collega le due parti. All’interno di questa cappella sono conservati affreschi che riprendono i temi dell’Apocalisse di San Giovanni, ad opera del vecchietta, che la affrescò nel 1437.

Ritornando nella piazza Garibaldi, proprio di fronte al palazzo del cardinal Branda Castiglioni si trova la chiesa del Santissimo corpo di Cristo, detta, comunemente, chiesa di Villa.

La chiesa di Villa

La dedica della chiesa è al Santissimo corpo di Cristo ed ai quattro Dottori della chiesa, ma è conosciuto come chiesa di Villa perchè collocata nel mezzo dell’antico borgo. Il richiamo architettonico è lampante: riprende il modello del Brunelleschi, che, secondo alcune ipotesi avrebbe anche iniziato la costruzione della cupola, lasciando poi la prosecuzione dei lavori al Vecchietta. Il periodo in cui venne costruita è tra il 1437 ed il 1444. Sulla facciata sono collocate due statue che rappresentato sant’Antonio e san Cristoforo. Sopra il portale vi è la figura di Dio Padre con due angeli.

All’interno, che appare piuttosto semplice, ma certo di non poco valore. Nell’abside vi è l’immagine del Cristo che risorge, risalente al XV secolo, e presso l’altare si è una statua scolpita in pietra colorata del Corpo di Cristo. Ai lati dell’altare l’annunciazione con la Vergine e l’angelo, che appare senza ali. I quattro Dottori della chiesa sono raffigurati alle pareti laterali in terracotta colorata. Vi è anche collocato il sarcofago di Guido da Castiglione, realizzato dalla scuola del maestro Amadeo, e il trittico lombardo della Vergine delle Grazie tra i Santi Rocco e Sebastiano, attribuibile alla scuola di Galdino da Varese.

Uscendo dalla chiesa, e salendo a sinistra si giunge al palazzo comunale: anch’esso un dono del cardinal Branda Castiglioni, poiché si tratta della scolastica, il palazzo costruito nel 1423 per ospitare una scuola di grammatica, retorica e canto, per educare i bambini ed i ragazzi non abbienti ma dotati. La scuola entra in funzione nel 1431, come scrive il vescovo Francesco Pizolpasso, che testimonia la presenza di una novantina di allievi. La scuola è rimasta di proprietà della famiglia Castiglioni ed ha continuato a svolgere il compito educativo fino a quando, nel 1880 non venne espropriata e divenne sede istituzionale.

Tenendo sulla sinistra il palazzo comunale, l’antica scolastica, si prende la salita di acciottolato e subito, in cima, a qualche decina di metri, si vede l’ingresso del castello, l’attuale Collegiata: il monumento principale di Castiglione Olona, che comprende anche il Battistero. In essi sono collocati gli affreschi di Masolino da Panicale.

Collegiata

Mirabile, tra le altre cose, il fatto che il complesso della Collegiata venne trasformato nella situazione attuale nello spazio di soli quattro anni: dal 1421 al 1425. Il progetto della chiesa è formato dai Fratello Scolari, Albero, Giovanni e Pietro, che operarono, nello stesso periodo, anche a Milano ed in altri luoghi in cui il cardinal Branda Castiglioni visse e svolse la sua opera di prelato. A loro si deve l’utilizzo del Romanico lombardo.

La Collegiata presenta, sulla facciata, una lunetta dove sono raffigurati il cardinal Branda Castiglioni, ai piedi della Vergine, i santi Stefano e Lorenzo, a cui la chiesa è dedicata, e i Santi Ambrogio e Clemente. All’interno, l’abside propone gli affreschi aventi come tema la vita della Vergine, nelle vele della volta. L’opera è di Masolino da Panicale: uno dei principali pittori dell’epoca, cui si deve anche il tratto che delinea il passaggio tra il Medioevo ed il Rinascimento. Ai due santi sono dedicati gli affreschi sulle pareti laterali, e sono dovuti alla mano di Lorenzo di Pietro, detto il Vecchietta, e da Péaolo Schiavo.

Nella parte frontale dell’abside, la dormitio Virginis: un ritrovamento relativamente recente dovuto alle opere di restauro di Pinin Brambilla Barcilon, che ha operato nella Collegiata nel 2003. con questo affresco, si può dire che si completa il ciclo, racchiuso sull’altar maggiore, dedicato alla Vergine.

Sempre nello stesso complesso della Collegiata, è possibile visitare anche il Battistero, collocato in un bastione angolare nel castello. Non a caso, la chiesa Collegiata, parrocchiale fino alla fine degli anni Sessanta, è ancora chiamata dagli abitanti, “il castello”. Gli affreschi qui presenti sono fatti risalire al 1435 e sono ancora della mano di Masolino da Panicale.

Sulle pareti sono raffigurati i principali momenti della vita di Giovanni Battista. Al centro, il battesimo di Gesù. L’opera è ricca di particolari e presenta la tecnica della prospettiva, che Masolino aveva appreso a Firenze da Filippo Brunelleschi proprio in quegli anni. Suggestive le immagini, ricche di spessore psicologico. In alcune di esse vi è un evidente richiamo all’Umanesimo, che, in quegli anni, stava facendo la sua comparsa.

Nella zona nuova della città è collocata la chiesa di Madonna in Campagna. La sua collocazione è sul percorso che da Castiglione Olona giunge a Venegono Superiore, all’incrocio con la strada Statale tatale 233 del Sempione,  nella lingua locale ribattezzata la “strada milanesa”, perché conduce, ovviamente, a Milano.

La chiesa di Madonna in campagna

Il nome della chiesa richiama il fatto che era collocata, fino a qualche decina di anni or sono, in piena campagna, rispetto al nucleo antico del borgo. la sua costruzione prende il via nel 1566, ma i lavori per la sua costruzione sono piuttosto lenti e, ad un certo punto, si fermano. Toccherà a Cesare Monti, arcivescovo di Milano, ordinare la ripresa dei lavori. Siamo nel 1646. Passeranno ancora ottant’anni e la chiesa, nel 1724, dopo essere restaurata dagli abitanti della frazione, sarà dedicata a san Nicola da Tolentino, cui è dedicata la cappella di sinistra. Quella di destra è dedicata alla Madonna della cintura. L’altare maggiore ospita una natività attribuita a Piefrancesco Mazzucchelli detto il Morazzone.

Non resta altro a questo punto che percorrere gli ultimi metri di pista ciclopedonale. Dopo 18,4 Km dalla partenza di Castellanza infatti, esattamente davanti alla locale stazione della Ferrovia Valmorea il tracciato ufficiale si conclude. Non finiscono però le bellezze da scoprire in Valle Olona.

Prima di proseguire, si può ammirare a pochi metri di distanza l'ultima preziosa testimonianza della ferrovia. L'area della Bascula è infatti una zona dove i vagoni venivano rimessati e pesati, con uno strumento apposito, completamente ristrutturato alcuni anni fa. Nella stessa area, sono ospitate alcune carrozze del passato, usate come sede di mostre a tema e feste. Tra le più importanti, la Festa della Bascula, nelle prima metà di settembre.

La Valle Olona però, prosegue. In futuro, anche  il tracciato sarà allungato, con l'obiettivo di raggiungere il confine del Canton Ticino e allacciarsi alla rete ciclabile svizzera. Dal termine di Castiglione Olona, risalendo in direzione della strada Statale Varesina, a destra della stazione, proseguendo in direzione Varese, una rotonda segna l'accesso a Vedano Olona.

a cura di Ugo Marelli

Vedano Olona

 

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