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Voci da Naturandia - Itinerario n. 10 Castiglione Olona |
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Itinerario n. 10 - San Pancrazio – Castiglione Olona L’itinerario parte dall’area di sosta/parcheggio di Via I Maggio a San Pancrazio. Imbocchiamo la ciclopedonale indicata dal cartello della ferrovia Valmorea e notiamo, oltre il fiume Olona, l’abitato di San Pancrazio. Il nome del quartiere ricorda un giovane cristiano martirizzato all'età di quattordici anni, a Roma, sulla via Aurelia, sotto l'impero di Diocleziano, venerato come santo dalla Chiesa cattolica e da quella ortodossa. Secondo alcuni studiosi, in questa località sorgeva anticamente la strada tardo romana che collegava Novara a Como, varcando il fiume Olona. Questo importante collegamento viario del periodo antico avrebbe favorito la nascita della fortificazione di Torba. Un prato a fieno ci separa dal fiume, al quali hanno “rifatto la camicia di forza” alcuni anni fa, utilizzando grossi massi che impediscono alle sue acque di erodere le sponde e tutelare così l’abitato di San Pancrazio, poco più a valle. La fallopia japonica ha colonizzato anche qui, lungo la ciclopedonale, un tratto di argine, mentre a sinistra le estese colonie di aglio ursino e le giovani pianticelle di salice bianco confermano la natura umida del terreno. Dopo un breve tratto il torrente Dessera incrocia la ciclopedonale: proviene da Gornate Olona e scava la Valdessera, per poi conferire all’Olona le sue acque, migliorate rispetto a molti anni fa, ma non ancora completamente pulite. Per i più arditi, amanti del “fuori pista”, una volta superato il torrente, si può lasciare la ciclopedonale camminando in riva al ruscello nel bosco in leggera salita e risalirne per un breve tratto il corso, fino a portarsi in vista della piccola cascata. Anche qui sulle pareti si possono scorgere le ghiaie cementate di origine antichissima. La vegetazione dimostra che, purtroppo, queste acque non sono del tutto pulite. Tornati sulla ciclopedonale, osservare la zona umida che è venuta a crearsi dopo i lavori della ciclopedonale. Molti anni fa, passando sotto i binari, l’acqua riusciva a raggiungere facilmente il fiume. Ora, trattenuta dal sedime ferroviario, ristagna e forma questa zona umida. Qui crescono la cannuccia di palude, la tifa o mazzasorda, i gigli d’acqua e molti ontani neri. Alcuni anni fa vi cresceva un’unica pianta di felce matteuccia (o piuma di struzzo) ed una di papiro comune. Di fronte si può osservare la costruzione, a mio avviso “deturpante” per il paesaggio, dello scarico fognario proveniente da Castiglione Olona: una lunga costruzione in cemento armato dove, fino ad una decina di anni fa, le acque reflue si consegnavano al fiume Olona dopo una lunga serie di balzelli. Alla nostra destra ancora molti arbusti di buddleja o albero delle farfalle, resti della piantagione che, fino a una quindicina di anni fa, formava una fitta boscaglia lungo il fiume, nella quale si addentrava solo un sentierino tracciato dai cacciatori. Subito dopo, il sottobosco diventa verde scuro: è una colonia di equiseto invernale che da una ventina d’anni ricopre questo tratto di percorso con una colonia in progressivo aumento. Vegeta sul versante vallivo a sinistra della ciclopedonale e verso il fiume sulla destra, vietando la crescita ad ogni altro tipo di vegetazione, eccetto gli alberi. Mi piace pensare che la presenza di silice nelle ghiaie cementate visibili nel versante vallivo, sia “cibo” per queste piante che, guarda caso, sono provviste superficialmente di granuli di silicio e anticamente venivano usate per levigare (sgrassare e lucidare) superfici anche metalliche. Un bell’albero di paulonia sul versante vallivo si riempie di grosse infiorescenze lilla nel mese di Maggio. In riva al fiume cresce un grosso pioppo nero e le piante di salicone indicano, con la loro presenza, che questo terreno è stato recentemente smosso o riportato. Il salicone è una delle piante pioniere, specie vegetali in genere molto resistenti, che si insediano per prime su terrenti di recente formazione (proprio come questo tratto di percorso, stravolto durante i lavori per la sistemazione degli argini, con conseguente distruzione della vegetazione presente), modificano il terreno e lo rendono più adatto ad altre specie più esigenti che si insedieranno successivamente. Tre pioppi neri crescono sulla riva del fiume sotto di noi e tra le chiome si può scorgere un grosso nido. Sulla sponda opposta crescono invece dei platani, facilmente riconoscibili per la corteccia chiara e macchiata. Alcuni alberelli di biancospino crescono lungo la pista. A sinistra incontriamo il torrente Marrubbio (l’etimo riporta a rabbioso), che sorge nei pressi del Santuario della Madonnetta (vedi itinerario) e fa da confine tra Gornate Olona e Castiglione Olona. Incide la profonda valletta, salta con una cascatella dal pianalto e va a conferire le sue acque, non limpidissime, al fiume Olona. Sul versante a sinistra cresce un bellissimo carpino, aggrappato al dirupo che si sgretola nonostante le sue grosse radici, col tronco che si raddrizza all’altezza dei rami a formare un’ampia e bellissima chioma.
Proprio a pochi metri da lì, il mio obiettivo riuscì a cogliere il martin pescatore pronto al tuffo per afferrare l’ignaro pesce, suo cibo preferito. Più avanti, è facile individuale durante il periodo della fioritura, cresce l’unico esemplare di pallon di Maggio, con le caratteristiche infiorescenze bianche e piatte formate da fiori più grandi all’esterno e fiori piccoli all’interno. Qui, dove gli argini non hanno subito recenti modifiche, crescono alcuni giovani alberi di ontano nero, nuove piante di salice bianco ed alcune palme d’acqua. La vegetazione del pendio a ovest è formata perlopiù da robinie, qualche farnia, noccioli, sambuco e altri arbusti. Con una modesta presenza di pado. Il sottobosco, in primavera, è tappezzato da anemone bianco, aglio ursino e favagello. Sulla sommità della sponda opposta appare la sagoma del Castello di Monteruzzo. Sorge su di una collinetta ed è immerso in un ampio parco. Sorto come residenza agricola nel XVI sec., fu modificato tra il ‘700 e l’800 con l’inserimento delle due torrette, l’allungamento dell’ala nord e l’aggiunta di merli e caditoie (senza reali funzioni) per conferirgli l’aspetto di castello medioevale. Nel 2005, dopo un restauro lungo e accurato, divenne sede della Biblioteca Civica di Castiglione Olona e viene utilizzato come Centro congressi, spazio espositivo e sede di eventi e manifestazioni. I muri di contenimento che fiancheggiano la ferrovia, formati in parte da ghiaie cementate, ospitano tantissime pianticelle di cedracca ed alcune felci. Probabilmente qui c’è un tasso di umidità favorevole. Giungiamo nei pressi di un torrente che passa vicino alle abitazione ed un cartello segnala Valle Ciocca, un toponimo di tradizione popolare (forse attribuito a causa del breve tortuoso corso del torrentello) già segnalato nelle mappe catastali del XVIII secolo, ma privo di indicazione toponomastica. Una panchina lungo i binari e una cappelletta votiva segnano la fine del nostro percorso. Di fronte a noi il ponte medievale sull’Olona, i resti delle mura del borgo costruite sugli affioramenti di gonfolite e la strada che conduce, entrando dalla porta di ponente, all’interno dell’abitato di Castiglione Olona Nel 2008, è stato istituito dalla Regione Lombardia il "Monumento Naturale della Gonfolite e Forre d' Olona", area che si sviluppa interamente nel territorio di Castiglione Olona ed è inserita nell' area di particolare pregio ambientale denominata area del Mediolona; nella sua parte nord all'interno del Plis RTO, comprendendo tutto il pianalto di Caronno Corbellaro, nella parte sud copre tutta la valle Olona compresa nel territorio di Castiglione Olona, detta "Gola Valliva nella Forra d' Olona") Castiglione Olona nel XVI secolo è indicata come località ricca di acque, discendenti dai colli e con abbondanti risorgive (gli occhi di Castiglione). È nota anche come “Isola di Toscana in Lombardia”. Epiteto che le fu attribuito da Gabriele D’Annunzio nell’articolo “Faville del maglio”, pubblicato il 3 marzo 1912 sul Corriere della sera, che riportiamo. Mi ricordo del meraviglioso piacere ch’ebbi a Castiglione Olona, entrando nel Battistero e trovandomi immerso nella pittura di Masolino come in una fresca prateria toscana fiorita di fiori gialletti e rossetti. Che cosa di nuovo s’aggiunge al mio godimento nel rinvenire lo squisitissimo artefice entro quella specie di mistica cittadella fiorentina edificata dal Cardinal Branda sul colle lombardo? L’avevo conosciuto nella Cappella Brancacci in Santa Maria del Carmine, fior di giaggiolo chinato sotto la querciosa strapotenza masaccesca, ne avevo ricevuto in cuore tutta la castità della lunetta sopra l’altare in Santo Stefano d’Empoli, ma non avevo tremato di gioia e di meraviglia come dinanzi a quella pallida Erodiade che riceve sulle ginocchia il capo del Precursore seduta sotto la loggia ove le donzelle sbigottiscono. Quivi il colore assumeva il carattere delle apparizioni. E quando uscii trasognato, avendo udito narrare la storia del Battista con un accenno fiorentino che talvolta rammentava in soavità quello dell’’Angelico, non i rossi colori lombardi né il croscio dell’Olona nella chiusa forse vinciana, mi riscossero. Ma ripensai gratamente a messer Branda milanese cardinal di Piacenza, quale ce lo dipinge il buon Vespasiano cartolaio; il quale messere “non adoperava occhiali se non la notte, e tenevagli in camera in una buca” e non cenava perché era vecchio, ma “solo pigliava una scodella di pane molle nella peverada del pollo, e beveva due mezzi bicchieri di vino”. Le origini leggendarie del Borgo di Castiglione Olona: Secondo alcune credenze, il nome dell’abitato deriverebbe dal generale Stilicone, che l’avrebbe fondata nel 401 d. C. Un'altra leggenda fa derivare il nome dal toponimo latino “castrum legionis”, oppure “castrum leonis” richiamando il leone presente nello stemma cittadino. C’è anche l’ipotesi che il nome potrebbe derivare da “Costa Olon”, costa dell’Olona, il fiume che scorre vicino alla città. Infine, qualcuno ha anche pensato di far risalire il toponimo alla figura virgiliana di Ilioneo, l’oratore troiano: “castrum Ilionis” dunque. L’origine di Castiglione, secondo una leggenda, risale all’anno 401 dopo Cristo, quando il generale romano Stilicone insediò un accampamento sulle cui tracce si sviluppò il villaggio e poi il Borgo attuale. Da qui il motivo per cui molti ritengono che il nome di Castiglione derivi dal latino “Castrum Legionis”. A sinistra, in cima al colle, si intravede il campanile della Collegiata, l’edificio più famoso e più bello del borgo. Chiesa madr” di Castiglione Olona, fatta erigere dal Cardinale Branda Castiglioni e consacrata il 25 marzo 1425, sovrasta imponente il Borgo in cima al colle un tempo dominato dall’inespugnabile “castrum” dell’antica e nobilissima casata dei Castiglioni. È ina basilica lombardo/gotica, a croce latina a tre navate senza transetto, con la facciata cuspidale tutta a mattoni a vista, come l’intero edificio, decorata al centro da un artistico rosone. Di singolare importanza e bellezza è la lunetta che impreziosisce il portale d’ingresso col Cardinale fondatore inginocchiato davanti alla Vergine in trono col Bambino, tra i Santi Patroni Stefano e Lorenzo martiri, Sant’Ambrogio e San Clemente. Il tesoro più grande della Chiesa è costituito dal ciclo d’affreschi di Masolino da Panicale che, probabilmente dal 1434, affresca con mirabile arte i cinque spicchi della volta sopra l’altare esaltando la vita della Vergine Maria. Da sinistra a destra: la Natività, l’Annunciazione, l’Incoronazione, lo Sposalizio e l’Adorazione dei Magi. Sopra l’altare l’Assunzione di Maria. Conclude il ciclo la Dormitio Virginiis recentemente scoperta ed attribuita a Paolo Schiavo. Particolarmente interessante il sarcofago che contiene i resti del Cardinal Branda, il lampadario fiammingo e la semplice mensa d’altare col celebrante rivolto verso il popolo. In epoca medioevale, nel piccolo nucleo abitato in sponda destra del fiume Olona, prima del ponte medioevale, sorgeva il Mulino detto “del Celeste”, che fu costruito nel 1700 e restò funzionante fino al 1930.
a cura di Giuliana Amicucci Dal Piaz foto di Marino Bianchi, Giuseppe Goglio
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