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Voci da Naturandia - Itinerario n.6 Fagnano Olona-Gorla Maggiore-Fagnano Olona |
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Si parte dal fondovalle di via del Carso, attraversato dalla pista ciclabile e dai binari della ferrovia Valmorea ferrovia Valmorea. Si sale l'antica scaletta in ciottoli, si scende a destra e si imbocca la strada sterrata sulla sinistra, via Cascina Tognola. Della vecchia cascina resta solo, secondo il signor Remo Faré, il caratteristico edificio del vecchio fienile. Si prosegue in via Tognola fino ad intersecare la via Balzarine. Le Balzarine, un piccolissimo centro abitato sul pianalto, al riparo dai capricci del fiume (noto ora anche per L'Agriturismo omonimo), il cui nome deriva forse dai vecchi terrazzamenti a balze che costituivano il versante vallivo. Superato l'abitato sulla sinistra, seguiamo la strada sulla destra, ora sterrata. I boschi sono formati prevalentemente dalla robinia, reginella invadente, ma ancor più lo è il pado che qui la fa da padrone: alberi veri e propri e tantissime giovani e prepotenti pianticelle. A un incrocio, i cartelli dei sentieri indicano le direzioni. Consiglio di fare sempre molta attenzione: capita che i cartelli vengano manomessi da qualche buontempone. Portate sempre una cartina con voi. Un cartello indica "Il podere": seguire la strada sterrata che porta verso la cascina restaurata sulla sinistra. Nel giardino del casolare un ciliegio candido è in piena fioritura. Tra la vegetazione un agrifoglio femmina ancora pieno di bacche. La strada (un vecchissimo acciottolato) curva a destra e sale leggermente. Il sottobosco è tappezzato di pervinca, un'erbacea spontanea sempreverde e strisciante, con foglie lisce e lanceolate di un bel verde acceso; i fiori sono singoli, di forma tubolare con cinque lobi, disposti come un'elica, dal tipico colore blu-viola, pervinca appunto. Il nome "vinca" deriva dal latino Il sottobosco è pieno anche di anemone bianco, una pianta erbacea di piccole dimensioni (raggiunge massimo i 30 cm di altezza). Sul fusto eretto la lamina fogliare è divisa in tre lobi lanceolati, con profondi segmenti ed un solo fiore di colore bianco con 6 petali. Sulla sinistra bellissimi campi aperti, circondanti da bosco, di un verde brillante. Anche qui molte pervinche ed anemoni bianchi. A sinistra alcune piante di sambuco, normalmente arbusti, che qui sono veri e propri alberi! Alla nostra destra, invece, si apre un vastissimo campo, solcato da due unici filari di viti, relitto di un antico vigneto*. Di fronte, a sinistra, si vedono le sagome di cedro dell'Himalaya e cedro dell'Atlante. Tutti questi alberi avrebbero meritato, vista la dimensione che le chiome raggiungono, un po' più di spazio. Sul lato orientale della Valle spicca solitaria la piccola Chiesetta dedicata ai Santi Vitale e Valeria, posta sul limitare del declivio, quasi a Diciamo subito che la piccola Chiesetta, un tempo chiamata anche "oratorio" o "cappella", venne costruita in tempi sconosciuti, certamente antichissimi, (non comprensibili con l'attuale struttura), da collocarsi in un periodo culturalmente vicino al periodo Longobardo. A questo popolo, secondo le opinioni di insigni studiosi, come Mons. Palestra e Mons. Cazzani, vengono attribuite le dedicazioni delle chiese o altari ai Santi Vitale e Valeria". Testo del signor Luigi Carnelli Poste a far da confine alle scuderie, notare le traversine dell'ex ferrovia Valmorea. Percorrere ancora la via Balzarine fino alla deviazione che porterà, con un comodo sentiero, prima al Lazzaretto e poi alla ex-cava Pigni. Raggiungiamo la Croce del "lazzaretto", in un luogo tanto trascurato da mettere malinconia: non ripensando alla sofferenza umana di cui è stato testimone, ma costatando quanto siamo lontani dal rispetto dei luoghi e dal culto della manutenzione: panchine arrugginite, panche in legno distrutte e abbandonate, ecc. Si scende per raggiungere la stradina che costeggia il Tiro al piattello e si gira a sinistra. Dopo un centinaio di metri si giunge alla ex cava Pigni, ora bonificata. Si può lasciare la stradina per salire ed ammirare i conglomerati ed i depositi Würmiani dell'alta parete sovrastante: milioni di anni di storia geologica della Valle Olona cementati su sabbia e sassi. Sassi che rotolano spesso verso Valle, fermandosi sul colmo della bonifica. La vegetazione ai piedi della costa è tipica di zona umida. Qui è facile poter avvistare aironi cinerini, folaghe, germani reali e gallinelle d'acqua. Verso la piazza, dove attorno corre l'asciutto fossato, si apre l'ingresso principale a cui si accede da un ponte che scavalca il fosso. Il portale barocco con cornice bugnata e due colonne laterali in sarizzo da l'accesso al primo cortile. Sopra corre una balconata elegante, mentre ai lati sono i corpi di fabbrica aggiunti alla fine del 1500. Dall'alto di una torre è possibile godere una magnifica vista del Monte Rosa. La muratura in mattoni e l'aspetto delle nuove ali certamente ingentilisce le forme severe del castello, attribuendogli oggi più il carattere di palazzo residenziale che di fortilizio. Entrati nel cortile un triportico passante con pilastri pugnati divide il primo dal secondo cortile e la suddivisione risponde alla reale separazione tra la parte nuova barocca e la parte antica quattrocentesca. Il secondo cortile presenta sulle pareti tracce di affreschi policromi con stemmi ed elementi decorativi. Sotto l'intonaco scrostato si può leggere ancora l'andamento delle cornici in cotto delle finestre quattrocentesche, con arco a pieno centro e a centro ribassato, oggi murate. Sul lato nord del cortile c'è uno stemma con biscione visconteo e ai lati le lettere F R. Anche verso il porticato c'è un tondo con biscia viscontea e le lettere gotiche F M, forse lo stemma di Filippo Maria Visconti che deteneva il castello nella metà del quattrocento. Altra pietra con stemma visconteo si trova sul portale che da l'accesso allo scalone per i piani superiori. Tra il primo cortile e il secondo a nord, sono ai lati le due torri originarie del castello. La torre di sinistra, ribassata rispetto all'edizione primitiva è stata intonacata. Verso la facciata principale si ha una finestra ricavata su di una precedente, ad arco a pieno centro. Nella parte superiore corre una cornice di mattoni a dente di sega, caratteristica tipica delle strutture viscontee. Sul lato esterno, a sud est dell'edificio, si nota chiaramente la cesura tra il primo ed il secondo corpo, aggiunto successivamente. Il castello viene considerato l'antemurale di Castelseprio ed è citato nelle lotte tra i Torrioni e i Visconti. Nel 1451 il Castello di Fagnano fu affidato da Francesco Sforza a Filippo Maria Visconti conte di Albizzate (ramo che si estinse nel 1514) e confermato allo stesso nel 1470 dal duca Galeazzo Maria Sforza. Nel 1500 il castello era ancora in piena efficienza e partecipe delle lotte che interessarono il gallaratese tra ducali, spagnoli e truppe francesi. L'Imperatore Carlo V nel 1551 concesse il titolo di Conte di Fagnano a Vitaliano Visconti Borromeo. A Gaspare Visconti, che succedera' a Carlo Borromeo nel 1585 come Arcivescovo di Milano, sono attribuiti i lavori di ristrutturazione del castello gia' rovinato nei decenni precedenti. Nel trasformato castello l'Arcivescovo Gaspare Visconti trascorreva i periodi estivi e qui si rifugiò durante l'epidemia del 1587-88. Dopo un centinaio di metri si giunge al parcheggio dove termina il nostro itinerario a cura di Giuliana Amicucci Dal Piaz foto di Marino BIanchi
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