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Ciclopasseggiando in Valle Olona
Castelseprio

 

Lonate Ceppino

Dopo aver percorso tutta via Molino Lepori, al Km 12,4 sulla sinistra si imbocca uno stretto ponte per entrare in Castelseprio.

Come per tutta la Valle Olona, anche l’abitato di Castelseprio si situa sulla sommità della vallata. Ancor più in cima, dominando tutto il Seprio si trova il Parco Archeologico di Castelseprio, nominato patrimonio Unesco dal 2011 come testimonianza del passaggio dei Longobardi in Italia. Questo bene culturale è sicuramente l’elemento di maggior valore del comune e forse dell’intera valle. A Castelseprio però, così come in tutto il territorio dell’Olona, le meraviglie degne di nota sono varie. Seguendo un itinerario che inizia dal fondovalle,  sono più di quanto si possa immaginare i monumenti, i paesaggi e gli elementi di valore di questo paesino di 1.200 abitanti.

Il tratto di via Lonate Ceppino conduce a un locale pubblico sotto il quale si trova il luogo ideale come  punto di partenza per la scoperta di un centro tanto piccolo quanto strategico per la Valle Olona. Grazie alla presenza di un'area di posteggio,  il Casello 5 o Casello Crotto Valle Olona,  è infatti punto di ritrovo e piccolo museo dell’associazione Amici della Ferrovia Valmorea.  In quest’area, oltre alle testimonianze della dismessa ferrovia della Valmorea e a un famoso ristorante bavarese, incontriamo il fiume Olona e la pista ciclopedonale. Questi due elementi saranno l’asse principale della prima parte dell’itinerario.

Casello 5

All'interno del Parco RTO (Rile-Tenore-Olona), immerso nel verde della Valle Olona e quasi anonimo, a pochi chilometri tra Cairate e Lonate Ceppino, in località Crotto Valle Olona di Castelseprio, esiste uno degli ultimi edifici ferroviari ancora presenti (in totale tre i superstiti sui quindici esistenti) lungo la Ferrovia della Valmorea: il Casello n.5. Dopo una breve e fruttuosa trattativa tra il Comune di Castelseprio e le Ferrovie Nord Milano, è stato stipulato un contratto di comodato d'uso con l'Associazione Amici della Ferrovia Valmorea ed è diventato luogo di ritrovo dei soci e adibito alla raccolta e testimonianza storica ferroviaria.

L'edificio è uno dei pochi sopravvissuti e ha alle spalle più di cento anni di storia, in quanto costruito tra il 1913 e il 1915, quando la ferrovia, durante il prolungamento nella seconda parte del tracciato, da Cairate raggiungeva la Val Morea, denominazione successivamente corretta in Valmorea. La sua funzione di casello ferroviario con il classico movimento delle sbarre abbassate per impedire agli sporadici carretti o veicoli di fermarsi, non è mai stato svolta, se non sporadicamente con l'uso di una bandiera rossa per un eventuale veicolo di passaggio, essendo la strada solo a uso locale come via consortile. Il casello, comunque, una piccola parte della storia della Ferrovia Valmorea se l'è ritagliata, in quanto a ridosso del Crotto Valle Olona (una delle più rinomate trattorie della Valle Olona con i suoi succulenti piatti preparati ai viandanti), punto di ritrovo serale del sabato per le innumerevoli ragazze e ragazzi della valle che frequentavano l'animata sala da ballo, che utilizzavano il treno da Fagnano Olona e dai paesi limitrofi per raggiungere la località, per poi a sera inoltrata, con le scarpe in mano per non rovinarle dalle pietre, comminare a ritroso lungo i binari per tornare a casa.

Attualmente l'Associazione Amici della Ferrovia Valmorea sta attuando il recupero, per offrire una seconda vita al casello 5, consentire ai soci di incontrarsi e realizzare, senza grandi pretese viste le dimensioni dell'edificio, un piccolo ma significativo museo ferroviario, con libri, modelli ferroviari e tutto quello che riguarda il mondo delle ferrovie. Il casellino, come i soci lo chiamano affettuosamente, è visitabile tutte le prime domeniche del mese da aprile a ottobre, per scoprire la storia locale, e offre la possibilità di un piacevole rinfresco in serena compagnia.

Dal casello, si prosegue ancora per un tratto lungo la pista ciclabile in direzione Nord, verso la frazione di Torba. Una volta addentrati nei boschi del PLIS RTO, alla destra in prossimità del Km 13, apprezzeremo la così chiamata località Crotto. Si tratta di un prato verde, che separa il comune di Castelseprio da quello di Lonate Ceppino, ricco di fontanili e risorgive che si riversano nel fiume Olona.

Proseguendo sulla pista della Valle Olona, si trovano i resti di un altro antico mulino, il mulino Zacchetto. Sfortunatamente, questo bene è in avanzato stato di degrado e anche la comunicazione con la ciclabile è resa difficoltosa dalla fitta vegetazione selvaggia del PLIS.

Proseguendo si arriva a un incrocio secondario (via MolinoZacchetto, Km 13,6), alla destra della quale vi sono un ponticello e l’entrata di una celebre industria chimica. Per raggiungere il centro storico di Castelseprio, è consigliabile invece imboccare la strada in salita alla sinistra. Superato il primo strappo, raggiungeremo la Via Rimembranze, una strada ampia, costantemente in salita e avvolta nella vegetazione. È raccomandabile molta cautela in questa via, poiché è una delle arterie principali del Seprio, molto trafficata e con una totale carenza di marciapiedi e di vie preferenziali per la mobilità sostenibile.

Sorpassato il primo tornante, ovvero la parte più pericolosa e difficile di tutto l’itinerario, ci incontreremo di fronte alla località Cornun. Una zona impervia, nella quale i sepriesi hanno saputo costruire delle abitazioni per usufruire delle acque di un piccolo torrente. Di fronte, sulla sommità del rilievo alla destra, si ubica la località Sgarlasc, un’area verde non esteticamente notevole ma di rilevante importanza storico-identitaria.

Il Cornun dista dal centro abitato di Castelseprio poco più di cento metri. In questo tratto di salita, alla nostra sinistra scorgerà la Chiesa o Chiesetta di Santa Maria Rotonda, un monumento religioso di fine quattrocento che rivela un’architettura abbastanza semplice.  Una volta scollinato ci addentriamo immediatamente nel centro abitato di Castelseprio.

Passata la caratteristica stretta porta d’accesso del nucleo storico, incontriamo di fronte a noi due possibilità opposte. La Via Cavour alla nostra sinistra, che ci condurrà verso il Bassun de Visevar, in altre parole la pianura di Castelseprio che si estende verso Cairate e che lungo la quale incontreremo la sobria Chiesetta di San Rocco.  Mentre al lato opposto, alla nostra destra, scorre la Via San Giuseppe che ci guiderà verso le ricchezze più rinomate del comune. Il primo tratto di quest’ultima, ovvero sino alla Chiesa Parrocchiale Santi Nazario e Celso e il Municipio del paese, è da considerarsi come la Piazza principale del comune. Il secondo tratto, invece, conduce verso il Campo Santo e verso l’incantevole Cascina Brughiera, ubicata in cima al colle che fronteggia proprio il cimitero.

L'itinerario prosegue nella Via Castelvecchio. Questa strada è facilmente riconoscibile, poiché, oltre ad essere ben segnalata, è l’unica via in pendenza che fiancheggia la Chiesa Parrocchiale. Il percorso riprende a salire e apprezziamo come l’abitato si dirada progressivamente e la vegetazione rincomincia a predominare nel paesaggio. Dopo aver affrontato tre dislivelli, qualche centinaio di metri, e quando si percepisce di essere giunti all’ultima casa della via, possiamo notare un cartello segnaletico del PLIS RTO che ci indica alla nostra destra un sentiero. Questa strada sterrata ci condurrà verso la località conosciuta come Frascarossa. Tra questi prati e campi, per lo più agricoli, s’instaura una piccola grotta, probabilmente utilizzata già nella preistoria e nella protostoria come rifugio.

Proseguendo per la Via Castelvecchio, scollinato l’ultimo rilievo, possiamo notare alla nostra destra un cartello che indica Cascina Ronchè. Finalmente, siamo giunti a quella magnifica testimonianza della ruralità che rappresenta questo caseggiato. Sfortunatamente, l’immobile è privato, perciò si può ammirare questo significativo patrimonio rurale solamente dall’esterno.

Cascina Ronchè

La cascina localizzata nelle prossimità del rinomato parco archeologico di Castelseprio prende il nome dal pianoro Ronchée cha a sua volta si riprende al torrente Ronchè o Ronchet. Questa struttura agricola è tipica della pianura padana lombarda e normalmente si sviluppava nelle vicinanze di fontanili o rogge.

Nel sopraindicato caseggiato rurale si svolse un'agricoltura tradizionale, dove i braccianti e il padrone contribuivano a rendere produttivo il muntarel, ossia il rilievo morfologico più settentrionale del territorio sepriese. La popolare famiglia Ceriani fu la proprietaria di questa azienda agricola che coltivava principalmente frumento, furmentùn (granoturco), vite e foraggio. Quest'ultimo veniva destinato al bestiame e in particolare ai bovini, un allevamento fondamentale per la produzione e commercializzazione di latte nel territorio di Castelseprio durante gli anni delle guerre mondiali.

Intorno gli anni '80 la cascina è divenuta una residenza privata ed è mantenuta in perfetto stato e senza alcuna rivoluzione architettonica. Ancora oggi si possono identificare i diversi stabili riuniti intorno alla corte. La costruzione più imponente è la casa del padrone che svetta con la sua torretta, luogo divenuto tristemente famoso per il suicidio di una componente della famiglia Ceriani nel 1944.

Altri edifici agricoli sono presenti attorno al cortile: la stalla, il fienile e le abitazioni dei contadini disegnano un paesaggio tipicamente agricolo nel bel mezzo dei boschi del parco RTO. Infatti, il fondo non comprendeva solo superfici agricole, bensì anche terreni boschivi di cui, le 3-4 famiglie di braccianti della cascina Ronchè, si avvalevano delle risorse di una zona considerata da sempre vantaggiosa, come comprova l'ubicazione limitrofa dei resti dell'insediamento fortificato del IV secolo d.C. del Patrimonio Mondiale dell'Unesco.

Il fabbricato rurale sepriese è una dimostrazione del notevole peso che ha avuto in passato il settore primario nella Valle Olona. Il sistema economico nella valle era maggiormente differenziato rispetto ai giorni d'oggi, dove il settore secondario è predominante (vedi mappa dell'evoluzione dell'uso del suolo).

È utile sapere come, nel 2001 nella Valle Olona, gli impiegati nel settore agricolo fossero solamente un 0,15% del totale degli occupati, contro il 59,79% del settore puramente industriale. Per il futuro della valle sarebbe utile rivalorizzare le antiche attività dei caseggiati rurali come quelle della cascina Ronchè, poiché oltre che a conservare tradizioni e cultura popolare la diversificazione economica favorisce la resilienza del territorio e facilita una miglior sussistenza nei periodi di maggior difficoltà.

Dal culmine della salita, ci addentriamo nei folti boschi del Parco RTO, proseguendo per la discesa che ci conduce al famoso Parco Archeologico di Castelseprio.

Parco Archeologico di Castelseprio

All’interno della Casetta del custode, ubicata all’entrata del recinto, possiamo tranquillamente chiedere indicazioni su come procedere la visita del Patrimonio Unesco. Da questo punto d’accoglienza si diramano due vie, una strada che ci condurrà verso la Chiesetta di Santa Maria Foris Porta e un’altra che ci guiderà verso la visita del Castrum, della basilica di San Giovanni Evangelista, della Chiesa di San Paolo, della Cascina di San Giovanni e dell’Antiquarium.

La Chiesa di Santa Maria Foris Porta è un edificio religioso dell’alto Medioevo di difficile datazione, ma presumibilmente edificato tra il VII e il IX secolo. È una Chiesa apparentemente povera ma allo stesso tempo raffinata. Presenta una sola navata rettangolare e tre absidi eguali oltre a quello d’entrata.  Al suo interno si celano degli affreschi della prima metà del X secolo, raffiguranti le Scene dell’Infanzia di Cristo.

Testimonianze del Castrum di Castelseprio, le troviamo in tutto il recinto del Parco Archeologico. Si possono apprezzare le mura di cinta, le torri difensive, il ponte d’ingresso, le case civili, i pozzi e le cisterne. Tutto il Castrum longobardo, quasi certamente succeduto a un’installazione gota o bizantina, ha sofferto gravi danni nell’arco della storia.

Nel 1287 Ottone Visconti, arcivescovo di Milano, ordinò ai milanesi la distruzione del capoluogo del Contado del Seprio con queste parole: “Castel Seprio sia distrutto e resti distrutto in perpetuo affinché nessuno ardisca o presuma di abitare su questo monte”.

I ruderi della Basilica di San Giovanni Evangelista e del contiguo Battistero paleocristiano, dedicato a San Giovanni Battista sono alcuni degli elementi pregiati del Parco Archeologico di Castelseprio. Il complesso basilicale comprende, oltre ai due edifici religiosi citati, una torre tardo-romana trasforma poi in campanile, una cisterna, un pozzo e un cimitero.  La basilica di San Giovanni Evangelista, del VI-VII secolo d.C., grazie alle sue tre navate, fu senza dubbio l’edificio più ampio di tutto il parco. Mentre che, il piccolo battistero a pianta ottagonale, contiene due fonti battesimali e la sua costruzione è attribuibile al V secolo d.C.

La Chiesa di San Paolo è monumento del XII secolo d.C. che sorge a poca distanza dagli altri due edifici religiosi. Sfortunatamente, anche di questo bene possiamo apprezzare solo i resti, poiché nel 1606 il Cardinale Federico Borromeo ordinò la sua demolizione.

La Cascina o Convento di San Giovanni si situa in una zona appartata rispetto al complesso religioso. Originalmente (Secolo XIII), e sino al 1600, questo edificio mantenne la funzione di convento, in seguito cambiò la sua funzione religiosa a quella di cascina. La costruzione ristrutturata che possiamo ammirare attualmente, è stata ampliata in varie occasioni ed è l’unico elemento successivo alla distruzione del Castrum del 1287.

All’interno della Cascina di San Giovanni, dal 2009, è allestito l’Antiquarium di Castelseprio. Quest’area è stata studiata in modo che si possano apprezzare le testimonianze delle varie civiltà che hanno abitato il Castrum. Elementi museali che ripercorrono lo sviluppo dell’area sepriese dalla pre-protostoria alla fine del XVI secolo.

Ritornati in valle seguendo la stessa strada di accesso a Caselseprio, un lungo rettilineo porta fino alla frazione di Torba, riconoscibile da una piccola Chiesa, dove al Km 14,5 si incrocia la SP 42 con un attraversamento dedicato che richiede comunque una certa attenzione e rappresenta il punto di ingresso a Gornate Olona. Attraversato l'ingresso di un'area di posteggio, una breve salita riporta sul percorso protetto.

a cura di Alberto Pala

Gornate Olona

 

Introduzione