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Ciclopasseggiando in Valle Olona
Marnate


Olgiate Olona

L’origine del toponimo ha due probabili interpretazioni. La prima è che esso derivi da Marino, nome di uno dei primi abitatori di questo luogo, Il secondo, e forse il più accreditato, è che esso derivi da Marna, calcare argilloso, copiosamente presente in zona, che veniva utilizzato per correggere i terreni aridi al fine di aumentarne la produttività.

L’origine della frazione Nizzolina è invece da ricercarsi fra quelli derivanti dal nome di alberi  come per esempio Cascina Olmina (da olmo), Castagnate (da castagno). Per Nizzolina, l’albero è il nocciolo ancor oggi presente nei boschi che circondano l’abitato.

I primi abitatori di queste zone furono tribù paleolitiche liguri. Nel corso dei secoli la zona acquistò una particolare importanza. Il fiume Olona iniziava a essere navigabile e qui era posto un importante porto fluviale, snodo vitale per la via che portava alle Gallie. Dell’antica presenza di popolazioni ne sono testimonianza i vari ritrovamenti archeologici. Il più importante nel 1972 che riportò alla luce un’intera necropoli romana risalente al I secolo d.c. La maggior parte dei reperti è conservata al Castello Sforzesco di Milano. Una piccola parte di anfore, vasi e corredi funerari, è esposta e visitabile, nella Sala Consiliare del palazzo municipale. Il primo documento storico in cui si cita Marnate è una lapide datata 1074, mentre per Nizzolina si trovano documenti a partire dal 1346.

In atti del 1257, Marnate è citato per un grave fatto di sangue avvenuto nel castello che dominava la valle, di proprietà dei Landriani, nobili milanesi. Tale fatto portò alla sollevazione della popolazione di Milano, alla distruzione delle proprietà Landriani, ivi compreso il castello di Marnate, alla loro cacciata da Milano assieme all’Arcivescovo Leone da Perego che li aveva sostenuti. A riportare la pace, nota come Pace di Sant’Ambrogio, intervenne il Papa che, tramite i suoi legati, riuscì a porre fine alle ostilità.

Una traccia del distrutto castello Landriani è visibile nella torre, salvatasi dalla furia distruttrice e ben identificabile, nella parte più antica del paese, in posizione dominante sulla valle. La sagoma non può sfuggire all’occhio attento di chi sale, provenendo da Olgiate Olona.

Nel 1630 il terribile flagello della peste (di manzoniana memoria), non risparmia il paese. Ne è testimonianza la chiesa del Lazzaretto, dedicata a San Rocco costruita nel luogo di isolamento e di sepoltura dei morti per peste collocato al di fuori del centro abitato, come prescrivevano le norme igienico sanitarie dell’epoca. Prima di salire al paese, proprio qui è interessante effettuare la prima sosta. Imboccata la breve salita, al semaforo si prende la strada a sinistra per poche centinaia di metri.

Lazzaretto

L'edificio è stato  realizzato tra la fine del ‘600 e gli inizi del ‘700. Costituito da una pianta semplice si compone di un vano centrale a forma rettangolare e di un vano presbiteriale a forma quadrata nel quale è collocato l’altare sovrastato da un dipinto murale in cui sono individuabili due fasi, collocabili in due distinti periodi storici. La prima, raffigura la Beata Vergine Maria con in braccio il Bambino ed i Santi Rocco e Sebastiano. Attribuibile a Stefano Maria Legnani (Milano 1661- Bologna 1713/15) detto il Legnanino (o ad un suo allievo di bottega), è collocabile tra il 1689 ed il 1707; la seconda, raffigura le Anime Purganti, collocate nella parte inferiore dell’opera. È  stata realizzata nel 1933 da Arturo Sommaruga (Marnate 1905 - 1988), pittore locale.

 Ripercorrendo la salita, si arriva in paese. Appena entrati, in piazza IV Novembre si ammira il santuario dedicato alla Beata Vergine Maria e a San Pietro.

Santuario della Beata Vergine Maria e a San Pietro

L’edificio si colloca in epoca antica (1200) e vi sono motivi per ritenere che fosse sede dell’antica parrocchia. È sormontato da piccolo campanile con una sola campana. Curioso è l’orologio ad una sola lancetta. All’interno è di particolare interesse l’altare in legno e radica di noce del secolo XVIII, sopra al quale è collocata una grande ancona lignea racchiudente un affresco della seconda metà del ‘400 (Madonna con Bambino) ed una tela ad olio della fine del ‘500 – inizi ‘600 raffigurante l’Annunciazione.

Entrando in centro paese, percorrendo la via Indipendenza si sbocca in piazza Sant’Ilario.

Sant'Ilario

È qui possibile ammirare la statua (rifacimento in bronzo realizzato da Filippo Stefani) del Santo patrono della comunità e la chiesa a Lui dedicata, che nel ‘600 aveva il titolo di Santa Maria e Sant’Ilario. Costruita nel 1500 su una chiesa preesistente, nel 1902, su progetto dell’architetto Camillo Crespi, marnatese di origini, venne allungata e realizzata l’attuale facciata con lo svettante campanile al centro di essa. Particolare rarissimo nella costruzione delle chiese (in Italia ne esistono meno di una decina con questa caratteristica). All’interno un antico affresco raffigurante il Patrono Sant’Ilario e, di rilievo, l’organo costruito dai noti fabbricanti Carrera di Legnano del 1770. Particolare attenzione poi meritano le tre porte bronzee, opera di Filippo Stefani.

Di fianco alla Chiesa, ha sede il Municipio.

Municipio

Diverse opere artistiche adornano l'esterno dell'edificio. Civiltà è un altorilievo in terra cotta su fondo di rame di Adelfo Galli. L’opera vuole rappresentare la crescita dell’uomo, il suo progresso, la sua capacità attraverso il lavoro di crescere e di trasmettere valori alle nuove generazioni. Solidarietà. Impegno civile e sociale è invece un monumento bronzeo di Filippo Stefani. Rappresenta un uomo sofferente e in difficoltà circondato da un nastro da cui si protendono verso di lui diverse mani che reggono oggetti simboleggianti le varie attività che si svolgono all’interno del “palazzo” in favore della Comunità. Al centro una mano, che non si protende verso l’uomo ma che pare dallo stesso generarsi, regge una  colomba in procinto di spiccare il volo. Con la solidarietà, l’uomo in difficoltà si riprende e si rigenera e da terra ove è caduto, è in grado di rialzarsi. Maria Madre della Chiesa scultura lignea di Mario Della Bella. L’opera rappresenta Maria con il volto incorniciato da un giglio (simbolo di purezza) e con un cuore enorme che occupa tutto il torace. Inoltre l’opera è ricca di simboli che offrono diverse letture e significati. Per comprenderla interamente è necessario ruotarla (o più semplicemente girarci attorno). Si potranno così scoprire tutti i valori e gli insegnamenti provenienti dalla Bibbia e dai Vangeli che l’artista ha voluto qui ricomprendere.

Proseguendo per un buon tratto di strada in direzione est, superata la SP 19, si arriva alla frazione di Nizzolina con la sua Chiesetta costruita su una preesistente cappella eretta a ricordo dei morti di peste, era originariamente dedicata a Santa Maria. Oggi è comunemente conosciuta come chiesa di San Sebastiano. Tracce storiche ci dicono che anteriormente al 1500, già esisteva questo luogo di culto. L’attuale facciata, in mattoni rossi, che la caratterizza, è stata costruita nel 1895 su progetto dell’architetto Camillo Crespi. All’interno, particolare interesse desta il soffitto in legno con capriate decorato con fregi a motivi floreali.

Diverse sono le opere artistiche collocate nei vari punti del paese. Presso il Centro polifunzionale di via san Carlo si trova La Grande Madre,  scultura in bronzo di Rachele Bianchi, raffigurante una figura femminile eretta con le braccia protese in avanti. Il mito femminile trova nelle opere dell’artista, la sua massima espressione. Somala al vento di Salvatore Fiume, scultura in bronzo dell’ultima stagione dell’artista che si nutre delle suggestioni delle bellezze africane. L’uomo e lo sport scultura in bronzo di Angelo Manieri raffigurante un uomo sospeso a mezz’aria in senso orizzontale, proteso nello sforzo di lanciare una palla. Grande cavallo reale scultura in bronzo di Aligi Sassu, raffigurante un cavallo (tema caro all’artista) che si impenna, simbolo del dinamismo e della vita, emblema della lotta sottesa ad ogni aspetto dell’esistenza. Il fiore di Luigi Turati scultura in bronzo raffigurante una rosa stilizzata. L’artista vuole sollecitare nell’osservatore i sensi dell’odorato e del tatto con un linguaggio caro alla scuola dell’arte moderna e futurista che vuole interessati tutti i cinque sensi nelle manifestazioni artistiche. Equilibrio precario scultura in bronzo di Simona Bocchi raffigurante un uomo in perenne equilibrio precario metafora della difficoltà del vivere quotidiano.

Al Cimitero comunale si trova  Resurrectio, gruppo bronzeo di Mario Della Bella raffigurante la resurrezione di Cristo. Il gruppo ha una plasticità ed un dinamismo particolare. Ricco di significati (come è proprio dell’artista) si presta a più interpretazioni e considerazioni tutte comunque riportanti alla conclusione che è in Cristo la salvezza. Dedicato a tutti i marnatesi defunti. La passione di Adelfo Galli altorilievo in cotto rappresentante la passione di Cristo. Dedicato ai caduti di tutte le guerre.

Ricordare per capire scultura in bronzo di Mario Della Bella. Da un ventaglio centrale abbellito da dodici rose con una colomba bianca simbolo di pace, si dipartono due raggi che vanno ad illuminare due medaglioni. Il primo rappresenta il dramma delle Foibe ed è sovrastato da Gesù risorto. Il secondo vuole rappresentare tutti i caduti civili, sovrastato dall’immagine della Madonna. Dall’opera emerge che, nonostante la bestialità umana, vi è comunque un messaggio di speranza: il male non ha e non avrà l’ultima parola nella storia degli uomini. Dedicato a quanto hanno sofferto e donato la propria vita per la libertà e la democrazia.

In largo Giovanni XXIII, busto in bronzo del Papa buono, ispirato all’enciclica Pacem in terris. In piazza San Francesco, mosaico raffigurante san Francesco, Patrono d’Italia, e il suo cantico delle creature. In via Vittoria (Centro polifunzionale), mosaico raffigurante san Sebastiano, a cui è intitolato il Centro. Piazza Paolo VI altorilievo in bronzo dedicato a Paolo VI ed ispirato all’enciclica Humanae Vitae. Tutte queste opere collocate nelle vie e piazze del paese, sono state realizzate da Mario Della Bella. Presso la biblioteca disponibile la descrizione particolareggiata delle varie opere e le note biografiche dei vari artisti, oltre ad un catalogo della quadreria di proprietà comunale.

Ritornati a Olgiate Olona nel punto dove si era lasciata la pista ciclopedonale, si prosegue per un breve tratto delimitato da due sbarre. Al Km 2,0 un breve passaggio su una via locale, prima di tornare a costeggiare l'Olona per un lungo tratto fino a incrociare al Km 2,7 via Isonzo, strada molto trafficata che conduce a Gorla Minore dalla frazione Prospiano. L'attraversamento pedonale si trova alcune decine di metri sulla destra ed è fortemente consigliato per attraversare in maggiore sicurezza.

A questo punto è possibile scegliere tra due alternative. Mentre il percorso principale procede in direzione Solbiate Olona, una volta imboccata via Isonzo, con sede comunque dedicata alle biciclette, è possibile attraversare il fiume e imboccare un tratto alternativo, che corre parallelo, in territorio di Gorla Minore

a cura di a cura di Carlo Chierichetti

Gorla Minore
Introduzione